Benvenuti nella Guida alla Moda Sostenibile di Vesti la natura! Siamo una associazione no-profit impegnata dal 2016 nella promozione della moda etica, sostenibile, e cruelty free.
La nostra Guida alla Moda Sostenibile ha l’obiettivo di aiutare i consumatori nella scelta e nell’acquisto di prodotti più sostenibili.
Con questa guida gratuita imparerai:
- 10 consigli pratici per rivoluzionare il tuo armadio
- Fast fashion VS slow fashion: le differenze
- Panoramica dei termini più utilizzati (sostenibile, etico, cruelty free ..)
- Certificazioni tessili: etichette che fanno la differenza
- Rivoluzionare il tuo armadio partendo da tessuti e materiali
Perché dovresti leggere questa guida con attenzione? (e magari salvarla nei preferiti)
Dovresti leggerla perché l’impatto sociale della moda è devastante: gran parte dei prodotti che acquisti provengono da paesi come India, Bangladesh e Cina, coinvolgendo oltre 60 milioni di lavoratori.
Sfruttamento del lavoro minorile, discriminazione di razza e di genere, diritti umani calpestati, nessuna tutela legale e sanitaria sono problemi fin troppo comuni nella moda:

Dovresti leggerla perché l’industria tessile è la seconda più inquinante al mondo: inquinamento delle falde acquifere e atmosferico, consumo di risorse del tutto fuori controllo, riscaldamento globale e cambiamenti climatici, sfruttamento di animali e perdita di biodiversità, sono elementi che rendono l’industria della moda tra le “peggiori per il pianeta”:

Oggi, siamo tutti più consapevoli dei disastri ambientali causati dalla moda, del suo impatto sociale, e delle crudeltà nei confronti degli animali, ed è questa consapevolezza che spinge Vesti la natura e altri attivisti nel pretendere trasparenza dai marchi di moda.
Riteniamo infatti, che la maggior parte di noi opterebbe per l’acquisto di prodotti etici e sostenibili a parità di prezzo e design, d’altronde, perché dovremmo pensare il contrario?
Sussistono però 3 problemi pratici per coloro che vorrebbero rivoluzionare il proprio armadio:
- Saper distinguere prodotti etici e sostenibili da quelli comuni;
- Trovarli nei negozi della propria città;
- Sostenere costi più alti durante lo shopping.
Affronteremo i 3 problemi citati, offrendo soluzioni dettate dalla nostra esperienza, certi di poterti aiutare a rivoluzionare il tuo armadio a partire da oggi.
Se non hai tempo di comprendere questi argomenti ma vuoi comunque acquistare prodotti sostenibili, sappi che per facilitarne l’acquisto abbiamo realizzato un portale web (e un’app per dispositivi mobili) a tale scopo:
Il progetto ecoFashion è un motore di ricerca dove trovi marchi e negozi di moda sostenibile, selezionati da Vesti la natura in base ai criteri dettati da questa guida.
10 consigli pratici per rivoluzionare il tuo armadio a partire da oggi

Approfondimenti: 1. Come lavare in lavatrice per rendere i tuoi capi più longevi 2. Moda low cost: perché dovresti smettere di comprarla 3. Scopri le numerose app di moda di seconda mano 4. Esplora ecoFashion, trova marchi e negozi di moda sostenibile 5. L’emblematico riciclo dei vestiti, utopia o realtà? 6. Riparare i nostri oggetti ci rende persone migliori e più felici 7. Perché la moda made in Italy costa di più? 8. Guida alle fibre tessili 9. Guida alle certificazioni tessili 10. Moda e inquinamento, il riciclo è la via più sostenibile?

Vesti la natura è un’associazione no-profit che si sostiene grazie al contributo economico dei soci fondatori, ma il supporto di persone come te può davvero fare la differenza!
Fast fashion VS Slow fashion: le differenze
Possiamo definirli come i due principali “modelli di produzione”, quindi prima di parlare di materiali e certificazioni facciamo subito distinzione tra loro:
- Slow fashion (moda lenta): poche collezioni e per lo più artigianali. La slow fashion contribuisce spesso alla risoluzione di problemi sociali (cooperative, situazioni disagiate, luoghi del terzo mondo). Viene associata ad una maggiore qualità dei prodotti, all’acquisto di indumenti usati, al riciclo e riuso. Link di approfondimento
- Fast Fashion (moda veloce): con oltre 50 collezioni l’anno per un solo marchio è attualmente il modello di produzione più diffuso. Soddisfa l’esigenza dei consumatori di avere prodotti a basso costo, e l’esigenza delle multinazionali di avere vetrine sempre aggiornate. E’ considerata come la causa di tutti i problemi ambientali e sociali legati alla moda. Link di approfondimento

La via di mezzo tra questi due modelli sono i brand di moda che producono le due classiche collezioni autunno/inverno e primavera/estate. Anche se a livello industriale e anche se non utilizzano materiali o pratiche sostenibili, i marchi che ne fanno parte sono più “lenti” rispetto alle grandi catene di distribuzione della fast fashion: producono meno e di conseguenza hanno un impatto ambientale e sociale inferiori.
Non esistono prodotti a impatto Zero, quello che possiamo fare è acquistare prodotti migliori di altri
Un’altra importante premessa prima di parlare di materiali e certificazioni, è comprendere che non esistono prodotti che non inquinano.
La produzione di per se avrà sempre un impatto negativo, anche se oggi esistono strumenti che ci permettono di compensare la co2 emessa, magari creando un modello di produzione “carbon negative”.
La co2 non è però l’unico elemento da valutare, quindi è impensabile definire 100% sostenibile un prodotto (diffida da chi comunica il 100%).
Nelle comunicazioni dei vari marchi vedrai utilizzare sempre più spesso alcuni di questi termini: scarpe o borse ecologiche, etiche o cruelty free; abbigliamento biologico, vegan, ecologico, etico, in fibre naturali o circolare; moda sostenibile, ecologica, etica, circolare, solidale o vegan .. ma esattamente cosa vogliono comunicarti?

Valutare la sostenibilità di un prodotto è un approccio molto complesso, connesso con aspetti sociali, tecnologici, politici e ambientali. Conviene quindi concentrarsi sulle materie prime utilizzate e sulle certificazioni, argomenti che affronteremo in questa guida. Mentre ai più temerari consigliamo la lettura di questo articolo: Life Cycle Assessment di una t-shirt in cotone
Le certificazioni tessili: etichette che fanno la differenza
Le certificazioni sono degli standard, cioè delle regole che le aziende devono rispettare -regole variabili in base al tipo di certificazione- e quindi garanti di: sostanze chimiche utilizzate, aspetti sociali, diritti degli animali, riciclo di risorse.
Numerose sono le certificazioni tessili che attestano una produzione a basso impatto ambientale, oppure etica, o magari cruelty free. Queste certificazioni si trasformano spesso in loghi ed etichette applicate al prodotto, o visibili nelle schede prodotto di un ecommerce.
Prima di acquistare guarda le etichette dei prodotti e nota se dispongono di queste certificazioni:

Nota: 1. le certificazioni GOTS, OCS e BCI non sono inserite in ANIMALI poiché non dispongono di standard a tutela degli stessi, ma l’agricoltura biologica di per se è un vantaggio per l’ecosistema in generale e di conseguenza potremmo considerarle comunque un vantaggio per gli animali. 2. La certificazione OEKO-TEX è stata inserita in ambito SOCIALE, ma solo alcune delle sue certificazioni coprono questo aspetto. Ad esempio, la più diffusa OEKO-TEX Standard 100 non copre l’aspetto sociale.
Certo ci sono delle eccezioni, ma sono per lo più manifatturiere: se ad esempio un artigiano utilizza scarti di tessuti, o materiali riciclati non tessili come ad esempio copertoni di auto o biciclette, in questo caso non è possibile ottenere una certificazione dei materiali, ma possiamo comunque considerarli come parte della moda circolare e quindi sostenibili dal punto di vista ambientale.
Ma salvo queste eccezioni in ambito di “circolarità”, dove non è possibile ottenere certificazioni, diffida da chi spaccia per ecologico un tessuto non certificato come il cotone comune.
Per ulteriori informazioni sulle certificazioni tessili: Guida alle certificazioni tessili
Come scegliere tessuti e materiali ecologici
Avere una panoramica globale di quali materiali siano più sostenibili di altri può decisamente facilitare i tuoi acquisti.
E’ bene sapere che le certificazioni di cui abbiamo parlato riguardano per lo più i materiali utilizzati, ecco perché la scelta dei materiali è determinante quando parliamo di sostenibilità.
Ad esempio, il cotone biologico dispone in origine della certificazione GOTS (o simile), mentre un nylon riciclato dispone in origine della certificazione GRS (o simile).

I materiali sono suddivisi in 3 grandi famiglie:
- Naturali: composti da materie prime di origine animale, come lana, seta, pelle, etc, oppure di origine vegetale come cotone, canapa, lino, etc. Guida alle fibre naturali
- Artificiali: composti da uno o più materiali naturali, miscelati a sostanze sintetiche per creare forme di viscosa: modal, lyocell, bamboo, etc. Guida alle fibre artificiali
- Sintetici: composti da materie prime derivate dal petrolio, miscelati a solventi o altri materiali sintetici per creare microfribre, nylon, poliestere, etc. Guida alle fibre sintetiche
Molti pensano che le fibre naturali siano più sostenibili delle sintetiche, ma in realtà non è sempre così (salvo i casi citati nella tabella).
Le fibre sintetiche derivate dal riciclo di risorse come la plastica, hanno un impatto ambientale inferiore rispetto al cotone comune, che oggi viene considerata una delle fibre con il maggior impatto negativo, sia per l’ambiente sia dal punto di sociale, e questo soprattutto a causa delle pratiche di agricoltura intensiva.
Lo stesso vale per le fibre artificiali di ultima generazione come la viscosa, creata in modo responsabile, partendo da materie prime naturali come polpa di legno, agrumi, caseina, bamboo, mais, etc, la quale ha spesso un impatto decisamente inferiore sempre se paragonata al cotone comune.
Il futuro della moda sostenibile dipenderà quindi dell’evoluzione della scienza e delle biotecnologie, che oggi studiano materiali cruelty free, con il minimo impatto ambientale, riciclabili, compostabili o biodegradabili.
Quindi, a grandi linee, se hai una panoramica globale dei materiali più sostenibili puoi permetterti di effettuare i tuoi acquisti anche in base al materiale, una scelta più semplice e immediata rispetto al comprendere le numerose certificazioni.
Per ulteriori informazioni sui materiali: Guida alle fibre tessili ecologiche
Il biologico è tra le soluzioni migliori sia per l’ambiente che dal punto di vista sociale
Escludendo fibre e materiali di Classe A, Vesti la natura considera il “biologico” come la scelta migliore per il consumatore, semplicemente perché questo termine, da solo, copre 3 aspetti critici del settore tessile: ambiente, sociale, animali:
- Ambiente: l’agricoltura biologica riduce notevolmente l’uso di sostanze chimiche, nonché lo sfruttamento e la degrazione del suolo causato dall’agricoltura intensiva;
- Sociale: l’agricoltura biologica sostiene lo sviluppo di economie locali, preserva la salute dei lavoratori ed i loro diritti basilari;
- Animali: l’agricoltura biologica preserva le falde acquifere dall’inquinamento e dal conseguente contagio delle specie animali.
Tieni presente che il biologico è applicabile solo alle fibre naturali e che la fibra naturale più usata al mondo è il cotone. Quindi quando parliamo di biologico, nella maggior parte dei casi ci riferiamo proprio al cotone, ecco perché abbiamo realizzato un’infografica che evidenzia alcune differenze tra cotone comune e cotone biologico:

Come affrontare i costi più alti della moda sostenibile
A tale scopo non abbiamo grandi soluzioni da offrire: materiali sostenibili e certificazioni hanno dei costi da sostenere, ed i costi di manodopera della slow fashion non potranno mai competere con quelli della fast fashion.

Vuoi alcuni esempi?
Supponiamo di acquistare 1 metro lineare di una similpelle sintetica generica, potremmo pagarla circa 10€, ma se optassimo per una similpelle derivata dal riciclo di materie prime naturali, e quindi più ecologica, potremmo pagarla fino a 60€ al metro.
Per i tessuti le differenze sono più basse. Sul cotone biologico o un nylon rigenerato potremmo avere un +30%, mentre una viscosa ecologica mediamente può costare il doppio rispetto ad una comune.
Le certificazioni sono altrettanto variabili, quelle cruelty free possono costare poche centinaio di euro l’anno, ma altre, prese singolarmente, possono superare i 4 mila euro l’anno.
In alcuni paesi la manodopera viene pagata 60 centesimi l’ora (laddove viene prodotta la fast fashion), impensabile in Italia come in altri paesi dove i diritti sociali hanno un peso.
Potremmo garantire che questi prodotti abbiano una longevità maggiore rispetto ai concorrenti di basso costo, ma mentiremmo affermando sia sempre così, poiché si deve valutare il singolo caso.
In altri casi potremmo garantire che la qualità dei materiali, come delle rifiniture, sia decisamente superiore. Ma anche in questo caso sarebbe troppo generico, poiché questi aspetti variano da marchio a marchio.
Quello che invece possiamo garantire è che non tutti i prodotti sostenibili hanno dei costi elevati, e che la maggior parte di essi ha prezzi equiparabili ai marchi più commerciali.
La differenza sta nel fatto che troppo spesso paghiamo “il nome del marchio” e non la qualità, è cosa risaputa. Mentre nella moda sostenibile, a parità di prezzo, paghiamo il costo di certificazioni e materiali.
A rigor di logica non basta acquistare prodotti a basso impatto, ma anche acquistare meno, quindi rinunciando all’acquisto di più prodotti durante l’anno, potresti optare per l’acquisto di prodotti più sostenibili.

Vesti la natura è un’associazione no-profit che si sostiene grazie al contributo economico dei soci fondatori, ma il supporto di persone come te può davvero fare la differenza!
Siamo alla fine di questa guida, ma puoi ottenere 4 lezioni di approfondimento
Abbiamo scritto questa guida alla moda sostenibile rivolgendoci ai consumatori che vogliono rivoluzionare il proprio armadio e puoi partecipare al nostro quiz per vedere cosa hai appreso.
Ma se sei un imprenditore e della moda sostenibile vuoi farne un lavoro, tramite una donazione puoi accedere al corso completo “Moda sostenibile: comunicazione e marketing” che include altre 4 lezioni:
- Materiali ecologici: quali sono, tipologia e derivazione, certificazioni, possibili applicazioni, elenco dei fornitori.
- Certificazioni tessili: quali sono, a cosa servono, come ottenerle, come trasformarle in un vantaggio per la propria azienda.
- Cruelty Free: perché diventarlo, come comunicarlo in modo corretto ai propri clienti, similitudini con l’ecologia.
- Comunicare la sostenibilità: elementi chiave, cose da fare e da non fare, marketing online, strategie di comunicazione per negozi, artigiani, marchi e startup.